Def Governo Renzi, confermato il taglio dell’Irpef e la patrimoniale sulle rendite finanziarie Analisi punto per punto
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Documento di economia e finanza del 2014. Renzi, nella conferenza stampa della serata di ieri, ha ribadito che “le riforme sono un impegno morale” confermando “in questa sede tutti gli impegni che ci siamo presi. Il lavoro lo abbiamo fatto a marzo, la Pa in aprile, il fisco a maggio e la giustizia a giugno”. Vediamo, punto per punto, i provvedimenti contenuti nel Def.
L’OTTIMISMO DI MATTEO – Con lo slogano “L’Italia ce la farà”, Matteo Renzi ha iniziato la conferenza stampa di presentazione del Def. Inevitabile chiedersi qual è, secondo il premier, lo strumento per fare in modo che l’Italia ce la facci. Semplice: “ridare soldi alle famiglie è un modo per far tornare la fiducia”.
– Gli fa eco il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che sostiene che le riforme migliorano il Paese, “lo rendono più efficiente, consentono di guardare meglio alla finanza pubblica e aumentano la credibilità del Paese”.
LE STIME DI PIL E DISOCCUPAZIONE – Prima di partire con l’analisi dei provvedimenti presenti oggi nel Def, importante sottolineare la crescita prevista per questo 2014 per l’Italia. L’effetto delle riforme sarà anche economico oltre che di fiducia.
– Il Pil crescerà dello 0,8% in questo 2014 secondo i dati forniti ieri dal Governo, per poi attestarsi su un + 1,3% nel 2015, un + 1,6% nel 2016 e un + 1,8% nel 2017. Sono, queste, stime definite “ragionevoli” da Padoan.
– Buone notizie anche sul fronte della disoccupazione che dal 12,2% di giugno 2013, dovrebbe schizzare prima al 12,8% nel 2014, per poi scendere nel 12,5% del 2015 e al 12,2% nel 2016. Per rivedere al ribasso la soglia critica del 12%, invece, bisognerà attendere il 2017.
– Oltre a Pil e disoccupazione, un intero paragrafo del Def è dedicato all’indebitamento. Nel 2014 il deficit, ossia il rapporto tra debito e Pil, sarà del 2,6% per poi calare al 2% del 2015 ed all’1,5% del 2016. Sono questi numeri che mettono al riparo l’Italia dallo sforamento della soglia europea del 3%.
IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE – E’ l’autentico pilastro su cui si regge il Def e su cui Renzi si è maggiormente esposto. Il taglio del cuneo fiscale, come ribadito ieri, ci sarà. L’Irpef sui lavoratori dipendenti verrà ridotto di 6,7 miliardi di euro tra il maggio del 2014 ed il dicembre dello stesso anno.
– Le coperture sono state trovate. Arriveranno in gran parte dall’impegnativo programma della spending review (4,5 miliardi totali), da cui Renzi mira ad ottenere 10 miliardi per il primo anno, che saliranno a 17 e 32 nel 2015 e nel 2016. Il resto delle coperture arriverà dall’aumento del gettito Iva conseguente al pagamento dei debiti della Pa alle imprese e dal raddoppio al 26% dell’imposta sulle plusvalenze delle quote Bankitalia (2,2 miliardi di euro).
– Il beneficio del taglio del cuneo fiscale andrà verso tutti quei lavoratori che hanno un reddito lordo inferiore ai 25mila euro; sono circa 10 milioni di persone che, ciascuna, si troveranno in busta paga 1.000 euro in più in un anno.
– “Mettere 80 euro nelle tasche di chi guadagna 1.500 euro – ha affermato ieri in conferenza Matteo Renzi – è rimettere qualcosa nelle tasche degli italiani, anche restituire un minimo di speranza e fiducia. È un passaggio decisivo”.
TAGLI AGLI STIPENDI D’ORO – Con il decreto del prossimo 18 aprile Renzi mira a dare la prima sforbiciata alla casta che si è sviluppata nel corso degli ultimi decenni attorno al mondo politico. Stop agli stipendi d’oro nella Pubblica amministrazione.
– Il premier ha chiarito che i manager pubblici non potranno percepire uno stipendio più alto di quello del Presidente della Repubblica, ossia l’emolumento dovrà essere necessariamente inferiore a 238mila euro. Questo intervento avrà un impatto, secondo le stime, di 350-400 milioni di euro.
– “L’idea – ha sottolineato Renzi – è che lo Stato si liberi degli eccessi. Se il manager dell’Asl smette di andare in auto blu, campa lo stesso”.
CHIUDIAMO CON LA PATRIMONIALE – Dopo tanti annunci importanti e che fanno ben sperare, è inevitabile chiudere con la prima patrimoniale del governo Renzi.
– Si tratta della tassazione aggiuntiva introdotta sulle rendite finanziarie, da cui l’esecutivo mira a ricavare parte delle coperture necessarie per pensare, nei prossimi mesi, ad una riduzione dell’Irap per le imprese.
– Tassazione sulle rendite finanziarie che passerà dal 20 al 26% e che andrà a colpire, ed è qui che si intravede il primo minimo comun denominatore con i governi fin qui conosciuti, i piccoli risparmiatori.
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Matteo Torti