Taxi contro Uber Milano, solo chiacchiere da parte del Comune? Il punto della situazione
Uber sì, Uber no. Una questione che ormai da mesi occupa, pressoché quotidianamente, le cronache dei giornali. C’è chi si dice favorevole e chi contrario. Fatto sta che contro la app californiana di noleggio con conducente – e tutte le forme di abusivismo nel settore del trasporto delle persone – si sono mobilitati i tassisti di mezza Europa. Mercoledì 11 giugno 2014, per la precisione, quando gli autisti di auto bianche hanno deciso di incrociare le braccia per ribadire il loro “no” a quella che definiscono una situazione fuori dalla legalità.
DA LONDRA A MILANO – Una protesta che, per la prima volta nel settore dei trasporti urbani, ha interessato contemporaneamente più città, da Londra a Parigi, da Berlino a Milano. Ma anche Napoli, Verona e Bologna, dove i tassisti, con modalità differenti, hanno fatto sentire la propria voce. Niente stop del servizio, invece, a Roma e Firenze. Dove “per non fare pubblicità ad Uber” – queste le motivazioni dei tassisti della capitale – si è preferito fare operazione di volantinaggio.
IL COMUNE DI MILANO: “IL NOSTRO IMPEGNO CONTRO L’ABUSIVISMO” – Nel capoluogo lombardo si tirano le somme. L’adesione delle auto bianche allo sciopero (dalle 8 alle 22) è stata massiccia. Si parla di circa 100.000 persone lasciate a piedi. E’ stato garantito solo un servizio “sociale”, per il trasporto di famiglie con bambini, disabili, donne incinte e anziani.
– In vari punti della città sono anche sorti presidi per spiegare le motivazioni dell’agitazione ai cittadini. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia – che ha incontrato a Palazzo Marino una delegazione di tassisti milanesi – ha ribadito, tramite una nota, “l’impegno del Comune di Milano contro ogni forma di abusivismo e per il rispetto, da parte di tutti, delle regole”.
TASSISTI: “LA QUESTIONE VA RISOLTA CON LA MAGISTRATURA” – Cosimo Tartaglia, del comitato tassisti milanesi, propone invece una soluzione radicale: “Noi ribadiamo che non ha senso prendere decisioni in sede legislativa che poi la polizia non ha capacità di far rispettare. Questa vicenda va risolta dalla magistratura eliminando non le conseguenze, ma le cause: vale a dire Uber”.
DE CORATO: “SOLO BELLE PAROLE” – Critico, nei confronti di Palazzo Marino, anche Riccardo De Corato, vice presidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fdi-An in Regione, che in occasione dello sciopero ha portato la sua solidarietà ai manifestanti.
– “Quello che (i tassisti, n.d.a.) chiedono è solo il rispetto della legalità, ma sembra che ormai chi segue le regole sia una mosca bianca”, le sue parole.
– De Corato ha sottolineato quello che considera un aspetto critico della questione: le tariffe. “Non esiste alcun controllo pubblico. Uber punta al monopolio e dovesse spuntarla potrà imporre le sue condizioni e i suoi prezzi. Da qui la protesta dei tassisti. In Belgio le auto bianche hanno vinto la loro battaglia per la legalità, adesso la lotta è in Italia e soprattutto a Milano, dove Uber ha la maggior parte del traffico”.
– “Il Comune ha rassicurato la categoria con tante belle parole – ha concluso De Corato – ma poi alla prova dei fatti ha sempre patrocinato eventi in cui la multinazionale era ospite. E’ il momento di fare sul serio adesso: si schieri dalla parte dei lavoratori onesti”.
LA DIGOS E QUEGLI STRISCIONI CONTRO PISAPIA – Durante la giornata di mercoledì 11 giugno 2014 c’è stato anche il tempo per un piccolo giallo. Alcuni agenti della Digos, inviati davanti al presidio dei tassisti in Stazione Centrale, avrebbero invitato i manifestanti a togliere qualsiasi cenno a Pisapia dai loro striscioni.
– L’episodio è stato raccontato da Carlo Fidanza, membro dell’Esecutivo nazionale di Fdi-An, che ha così commentato: “Nella Milano arancione capita che la Digos, per ragioni imprecisate, intimi ai tassisti in sciopero di rimuovere dagli striscioni la parola ‘Pisapia’? Così in uno striscione con scritto ‘Pisapia vergogna’ dopo qualche ora c’era un buco e, sotto la stoffa ritagliata, solo un generico ‘vergogna’.
– “Siamo allo stato di polizia sovietico – ha concluso Fidanza -: se contesti la Giunta rossa vieni censurato. Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale presenterà un’interrogazione urgente al ministro degli Interni per chiedere conto di questo fatto increscioso”.
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S.P.