Referendum Scozia – Gran Bretagna, analisi, possibili risultati, affluenza
Divorzio o matrimonio? Il Mondo intero attende la risposta a questa domanda. Tutti gli occhi, ormai da giorni, sono puntati su quanto è avvenuto nella giornata di ieri in quella che potrebbe diventare a breve soltanto una ex regione del Regno Unito, quando i cittadini scozzesi sono stati chiamati a votare sul referendum che decreterà il futuro di una parte del Regno Unito. Un Regno Unito che, oggi, potrebbe svegliarsi senza più la Scozia al suo interno.
LA LIBERALIZZAZIONE DELLA DEMOCRAZIA – Tutto ebbe inizio due anni fa, in modo molto soft, diremmo in perfetto stile british. Un accordo tra Scozia e Gran Bretagna, una stretta di mano tra l’indipendentista e primo ministro di Scozia Alex Salmond e David Cameron, premier inglese.
– Un atto di democratizzazione assolutamente smaliziato, semplice, tranquillo. Un qualcosa che, almeno Cameron, probabilmente ha sottovalutato e che con il passare delle settimane è diventato un fatto epocale.
– La decisione congiunta di avviare le pratiche per la consultazione popolare. Poi l’escalation fatta di toni che si alzano, di sgambetti, di nervosismo, di dichiarazioni, di prese di posizioni, di sondaggi, di voti, di risultati.
– Ma siamo nel Regno Unito. E il limite lo si conosce e non lo si oltrepassa. Si capisce fin dove ci si può spingere e dove non è opportuno andare. Nonostante vogliano separarsi dal Regno Unito, anche gli indipendentisti scozzesi hanno nel loro cuore il perfetto stile british e ammettono: “È stata una bellissima competizione, aspra ma divertente. E continueremo a vivere assieme”.
UN’AFFLUENZA RECORD – Un’affluenza che in Italia è qualcosa di inimmaginabile. Quasi il doppio della nostra media votanti. In Scozia il 97% degli aventi diritto, circa 4,3 milioni di persone, si sono recati ieri alle urne per esprimere la propria opinione sul referendum che deciderà il futuro del Paese.
– Con o senza il Regno Unito? In questi minuti dovrebbe arrivare il risultato definitivo. Un risultato che, a prescindere dall’esito, sarà comunque un qualcosa di epocale. Un risultato che creerà un precedente ingombrante.
RAZIONALITA’ vs. FASCINO – Una scheda lineare, una domanda diretta, schietta che agli occhi di alcuni può sembrare fin troppo banale e semplicistica. “La Scozia deve essere un Paese indipendente?”.
– La razionalità del pensare al futuro contro il fascino intrigante di scoprire le reali conseguenze di una decisione così importante. Cosa votare? Il bene dei figli o il riscatto dei genitori? Sono queste le domande che, immaginiamo, sono passate per la testa di tutti i cittadini scozzesi in queste ultime settimane.
– Un risultato che, a prescindere dall’esito, non sarà schiacciante. Due fronti che sostanzialmente si equivalgono e che sono pronti a darsi ancora “battaglia”. L’uno contro l’altro, l’uno per il divorzio dall’Inghilterra, l’altro per il proseguimento del sodalizio che dura da 307 anni.
EXIT POLL E SCOMMESSE – Fino alla tarda serata di ieri tutti i sondaggi davano il fronte del No in vantaggio di quattro punti base sul Sì. Tre sondaggi per testare il voto del 97% degli scozzesi aventi diritto che si sono recati alle urne.
– Decisivi, più che in altre occasioni e scusate il gioco di parole, saranno gli indecisi. Da loro dipende il futuro della Scozia, dell’Inghilterra, del Regno Unito e, probabilmente, di una buona fetta di Europa.
– Un futuro diviso da quattro punti percentuali. Un futuro che si gioca su 150-200 mila voti. Un’inezia di fronte all’importanza dell’esito del voto.
– Un futuro che nella perfetta tradizione britannica si gioca anche con le scommesse. Betfair ha iniziato nella giornata di mercoledì a pagare tutte le giocate sulla vittoria del No.
I POSSIBILI SCENARI DI UNA SECESSIONE – Il conto alla rovescia per avere il risultato ufficiale del Referendum in Scozia è già iniziato. Un esito che porterà con sé molte conseguenze. Scenari inediti non solo per la Gran Bretagna, ma per tutto il resto del Vecchio Continente.
– Sono in molti a credere che una vittoria del fronte degli indipendentisti avrebbe delle importanti ricadute economiche. Innanzitutto sul fronte monetario, con una Sterlina che potrebbe crollare nelle prime ore addirittura fino al 5%. E se la Scozia dovesse mantenere la Sterlina, non farebbe altro che replicare quanto di negativo è successo, e sta ancora succedendo nell’Eurozona: un’unione monetaria con Stati che adottano politiche fiscali e finanziarie diverse.
– E sul fronte bancario? Molte banche scozzesi hanno già dichiarato che, in caso di secessione, sposterebbe la propria sede a Londra. Non finisce qui: le aziende scozzesi quotate non dovrebbero più sottostare alla supervisione della BoE, la Bank of England, e questo potrebbe far perdere la fiducia a molti azionisti. Senza dimenticare una eventuale corsa agli sportelli degli scozzesi.
– E poi conseguenze politiche; queste più per l’Inghilterra. Senza la Scozia e la voglia dei suoi cittadini di rimanere nell’Unione Europea, in Inghilterra i favorevoli al “Brexit”, ossia all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, vincerebbero senza problemi.
UN AFFASCINANTE PRECEDENTE – Magari non Mondiale, ma sicuramente europeo. La tradizione contro la strategia, l’oggi contro il domani, la razionalità contro l’intrigante fascino di provare, di osare, di scoprire a cosa si potrebbe andare incontro. Il punto è proprio questo: sono in molti a essere disposti a capire cosa potrebbe derivare da una decisione di questo tipo.
– L’eventuale vittoria in Scozia del fronte del Sì alla secessione aprirebbe degli spunti di ragionamento in gran parte dell’Europa. Un continente pieno di Stati che hanno, al loro interno, fronti secessionistici che non aspettano altro che proclamare la loro indipendenza.
– E’ il caso della Spagna con la Catalogna e i Paesi Baschi, ma anche quello della Corsica con la Francia. E non dimentichiamoci del nostro Paese, l’Italia, che da sempre vive e opera su una netta contrapposizione tra il Nord e il Sud.
– Razionalità o intrigante fascino? Comunque vada, è stato bello crederci.