Fuori Salone 2012 via Tortona, al Superstudio Più Alcantara The Future Landscape
Nel perdersi tra le giornate del Salone del Mobile 2012, il pensiero ricorrente è uno solo. Lo si nega, lo nascondiamo dietro pretese di professionalità o parentesi di socialità, eppure non si schioda. Dove comincia l’immaginazione, la creatività o l’arte, e dove finisce l’industria? Se questi possano o meno essere e diventare un unico movimento, inestricabile, non sta a noi dirlo. Nonostante la domanda si confermi a più riprese come uno dei temi principali del Salone, e di Milano, e delle sue boutique, fabbriche, designer e via dicendo, il pensiero deve andare altrove.
Solo il tempo di uno sguardo a un rimando di Bruno Munari, mentre le gambe ci portano verso lo spazio dedicato ad Alcantara. L’ingresso è un poco tenebroso, richiama volutamente l’entrata di un teatro, un antro, il passaggio verso un mondo diverso. Ad attenderci, in quest’area ritagliata presso Superstudio Più, è un’installazione del tutto particolare, ideata da Giulio Cappellini (art director di Alcantara) e tanto semplice nelle forme quanto complessa nei significati.
Il primo sguardo rimanda l’idea di un panorama naturale, eppure bizzarro e confinante con l’idea che di esso può averne un progettista. Le linee sembrano quasi tagliate in grafica vettoriale, i colori rasentano l’abbozzo preciso di una mano saputa, conscia che quella vista rappresenta l’essenza del paesaggio e al contempo la sua messa in abisso. Le tonalità di verde, blu e marrone sono l’essenza di un cielo, un prato, il terreno.
Sopra quattro leggeri ripiani, tutto un’immagine collinare virtuale, campeggiano degli alberi, degli arbusti uguali e tuttavia difformi tra loro. Si fa strada l’idea di un fiume, intanto, e si è irresistibilmente spinti a cercare un cielo, uno qualunque. Accorre in nostro aiuto, fortunatamente, l’istallazione video di Yuri Ancarani.
L’impressione è quella che il cielo stia cadendo, continuamente, quasi si trattasse di un’irresistibile cascata di elementi. A colare, come veli di Maya industriali, è una successione di materia targata Alcantara, declinata secondo molteplici forme, texture e colori. L’occhio è spinto a sentirsi all’aperto, a sbirciare quasi l’orizzonte che gli sta intorno, rimandandogli costantemente la presenza continua ma fluida dei prodotti firmati dal marchio.
Le sensazioni sono quasi tattili, la programmatica sinestesia dell’insieme è il valore aggiunto di un progetto fatto e finito, il modo d’intendere lavoro e industria. Completa il quadro la preoccupazione dell’azienda per la questione ambientale. Non è inutile ricordare che, a corredo anche dell’immaginario ecologista di “The future landscape”, Alcantara è una delle pochissime aziende a vantare un bilancio di sostenibilità nonché l’obiettivo di diventare carbon neutral, ovvero ridurre le emissioni di CO2 e compensare quelle residue con progetti ad energia alternativa o naturale.
Se e quanto questo conti nei termini di un cambiamento reale, e non solo chiamato, non è ancora dato saperlo. Di sicuro c’è un motivo in più per confidare in una buona speranza.
Alcantara®, the future landscape
– Superstudio Più, via Tortona 27
– 17-22 aprile 2012, dalle 10:00 alle 21:00
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Daniele Ferriero