Revoca scudetto 2006 Palazzi chiede l'archiviazione, analisi e sviluppi futuri
Il 30 giugno era il giorno che tutti gli juventini e gli interisti attendevano; il procuratore federale della Federcalcio, Stefano Palazzi, doveva esprimersi circa l’esposto della Juventus e del suo presidente Andrea Agnelli sullo scudetto 2006 assegnato all’Inter.
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI – La procura federale, ai fini della giustizia sportiva, ha deciso di archiviare l’esposto presentato dalla Juventus lo scorso anno nell’atto dell’insediamento di Andrea Agnelli alla presidenza del club bianconero.
- La decisione, puramente consultiva, non consente di dare un’opinione definitiva e certa su ciò che stabilirà il Consiglio Federale.
- La relazione di Palazzi arriverà solamente il 4 luglio ai membri del Consiglio Federale, ed il prossimo 18 luglio sarà oggetto di discussione. A seguire verà emessa la decisione, questa volta sì, definitiva.
- È quindi evidente che, dal punto di vista amministrativo, la vicenda dell’assegnazione dello scudetto della stagione 2005-2006 non è ancora conclusa, bisognerà attendere i prossimi passi.
LA PRESCRIZIONE – Il procuratore Palazzi in realtà aveva poco spazio di scelta vista l’archiviazione per prescrizione del tutto.
- L’archiviazione del procedimento avviene “non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atto fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 del codice di giustizia sportiva vigente all’epoca dei fatti”.
- Ovviamente i tempi con cui si è arrivati ad una risposta all’esposto presentato dal club bianconero lascia perplessi, soprattutto i tifosi bianconeri.
CASO MORATTI – L’archiviazione degli atti, per prescrizione, nei confronti “dell’allora socio di riferimento dell’Internazionale signor Massimo Moratti e della società Internazionale, perchè non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti”.
- In sostanza Palazzi sostiene che non c’è un fatto o un insieme di fatti, non prescritti, che siano rilevanti.
- Ciò che bisogna sottolineare è il fatto del “non prescritto”; Palazzi lascia aperta la possibilità che vi possano essere fattispecie di rilievo, ossia degli illeciti, che però risultano essere prescritte e su cui lui non può esprimersi.
CASO FACCHETTI – La situazione critica in casa Inter era quella di Facchetti; posizione diventata a rischio dopo le recenti scoperte di telefonate che l’allora presidente dell’Inter aveva avuto con Bergamo.
- Palazzi archivia la posizione del compianto Giacinto Facchetti “perchè non sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 C.G.S., vigente all’epoca dei fatti”.
- In questo caso il procuratore federale, oltre alla mancanza delle fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte, aggiunge l’assenza di fattispecie di rilievo disciplinare procedibili.
LA DIFFERENZA – Il nocciolo della questione è su come interpretare quel “procedibili” presente nelle motivazioni date per l’archiviazione della posizione di Giacinto Facchetti.
- I tifosi interisti potrebbero analizzarlo come un: Facchetti non ha compiuto nessun illecito, pertanto lo scudetto non verrà revocato.
- I tifosi juventini, d’altro canto, potrebbero sostenere che questa di Palazzi è stato un parere scontato, archiviato solamente per la presenza della prescrizione, che lascia però aperta la possibilità che vi siano fatti di rilievo, che ad oggi risultano essere non valutabili.
LE MOTIVAZIONI DI PALAZZI – Quello che appare piuttosto evidente è che la prescrizione avviene solo per reati e non per “non reati”; ma allora come la mettiamo?
- Se nel dispositivo di Palazzi si parla di assenza di “fattispecie di rilievo disciplinare non prescritte” vuol dire che ci sono reati prescritti su cui il procuratore federale non può esprimersi.
- Qui ricadiamo sul solito punto; legalmente Palazzi non può nulla, ma moralmente come si dovrebbe sentire Moratti ed il tifoso medio interista?
- In merito ricordiamo che Abete, quando nell’aprile 2010 scoppiò il caso delle telefonate “nascoste” che vedevano l’Inter protagonista disse: “Scudetto 2006? L’etica non va in prescrizione”.
LEGGERE TRA LE RIGHE – In attesa del 18 luglio, giorno in cui si esprimerà il Consiglio Federale con la possibilità che si riunisca una nuova seduta di saggi, quello che possiamo fare è cercare di analizzare parola per parola ciò che scrive Palazzi:
- A prima vista, guardando all’archiviazione chiesta dal procuratore federale, sembra un punto favorevole all’Inter. Questa è la posizione del presidente Massimo Moratti che dice, con riguardo alla vittoria del “primo round”: “Sembra di sì ma non ho ancora letto”.
- Così potrebbe non essere: se Stefano Palazzi doveva obbligatoriamente considerare la prescrizione nella sua decisione, altrettanto non è obbligato a fare il Consiglio Federale.
- Leggendo tra le righe si potrebbe notare che Palazzi rimette la decisione nelle mani del Consiglio Federale, facendo però notare che gli illeciti sono oggetto della prescrizione.
- Prendendo come vero ed assodato che non si poteva telefonare ad arbitri o designatori, è evidente che degli illeciti sono presenti anche in casa Inter; illeciti su cui Palazzi non può esprimersi in quanto prescritti, ma su cui può dire qualcosa in più il Consiglio Federale.
NEL CAOS, UN’UNICA CERTEZZA – Sull’onda dell’eccessivo giustizialismo dell’epoca si è deciso di assegnare uno scudetto, quello del 2006, all’Inter visto che non erano emerse in quel periodo telefonate che riguardavano dipendenti dell’Inter.
- Il tricolore del 2006, non richiesto dall’Inter ma assegnato in prima persona da Guido Rossi dopo aver sentito il parere dei tre saggi, è così diventato il simbolo di una purezza, come indicato dallo stesso Materazzi con ripetuti festeggiamenti in smoking bianco, comportamentale adottata dai neroazzurri.
- Alla luce di quanto emerso, con riferimento alle telefonate che hanno visto protagonista Facchetti, è evidente che questo sciame di purezza è un po’ decaduto provocando la parallelizzazione dei comportamenti dei neroazzurri a quelli dei bianconeri, nella fattispecie Luciano Moggi.
- È altrettanto evidente che le due posizioni sono profondamente differenti; risulta però altrettanto chiaro che l’eticità vantata dalla dirigenza dell’Inter è stata un po’ oscurata.
- Togliere ora uno scudetto divenuto simbolo non appare una decisione semplice; vorrebbe dire mettere alla gogna l’operato della procura di Napoli e la decisione di Guido Rossi, all’epoca dei fatti membro del cda neroazzurro.
- In attesa del 18 luglio e di quanto deciderà il Consiglio Federale, un’unica certezza sembra esserci: vista la non sicurezza delle posizioni di altre squadre, tra le quali l’Inter, sarebbe stato più saggio, e questa è proprio la parola perfetta visto l’intervento dei cosiddetti tre saggi, non assegnarlo così come avvenuto nella stagione precedente.
L’ULTIMA PRECISAZIONE – L’assegnazione di questo scudetto, visto come un asterisco sull’albo d’oro della società di Massimo Moratti, non risulta essere motivo di vanto di una buona parte, forse della maggior parte, dei supporters interisti.
- Calciopoli, fino a prova contraria, c’è stata e non sarà cancellata dalla prescrizione.
- Prendere quello scudetto come simbolo assoluto della purezza e dei molti mancati successi precedenti, tesi sostenuta da Massimo Moratti, non consente di cancellare quanto accaduto.
- Ma allora perché alzarlo a risarcimento e difenderlo così strenuamente?
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Matteo Torti