Militari a Milano, polemiche Pisapia – La Russa: i pattugliamenti che hanno portato la diminuzione del 40% dei reati nelle zone controllate rimarranno oppure no?
Sulla questione dei pattugliamenti dei militari nelle zone a rischio della città, rientranti nel cosiddetto progetto “Strade Sicure”, i toni si alzano ma solo sui ritmi di uno sterile botta e risposta che non porta a nulla per i cittadini e, soprattutto, per la loro sicurezza. La domanda che permane, infatti, è ancora la medesima delle ultime settimane: i controlli svolti dall’esercito nei quartieri “più caldi” di Milano rimarranno oppure no?
PRIMA DI TUTTO SPIEGHIAMO COS’E’ IL PROGETTO “STRADE SICURE” –
- L’operazione Strade Sicure è un progetto nato nell’agosto del 2008, creato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa e dal ministro della Giustizia Roberto Maroni.
- In base a tale progetto, sono stati istituiti nei quartieri ‘a rischio’ di Milano, come ad esempio al Corvetto, pattugliamenti dinamici misti, di militari e forze dell’ordine.
- E’ stata la Questura di Milano a certificare ufficialmente che “nelle vie pattugliate dall’esercito e presidiate per obiettivi sensibili, i reati si sono ridotti del 40% e, il servizio ‘Strade Sicure’, ha contribuito alla diminuzione, su tutta Milano, del 48% dei reati nel biennio 2008-2010.
LA PRIMA SCOSSA DATA DA MIRKO MAZZALI: “MILANO NON E’ BEIRUT, ELIMINIAMO I MILITARI DALLE STRADE” – Era lo scorso 22 giugno quando Mirko Mazzali, storico avvocato dei centri sociali dal 1990, ora consigliere comunale di Sel e candidato alla presidenza della Commissione Sicurezza, ha chiesto il disimpegno dei militari dai pattugliamenti nei quartieri più a rischio della città.
- «Milano non è Beirut e non ha bisogno di militari nelle strade”, aveva affermato Mazzali chiedendo al sindaco Pisapia di avviare un’interlocuzione con il ministero della Difesa Ignazio La Russa e quindi ottenere il progressivo disimpegno dei militari con la cancellazione, contestuale, del progetto “Strade Sicure”.
LA REPLICA DEL SOTTOSEGRETARIO ALLA DIFESA, GUIDO CORSETTO – Alla linea voluta da Mazzali, il sottosegretario alla Difesa Guido Corsetto ha risposto: «Se da Milano ci dicono che non hanno più bisogno dei nostri militari, saremo ben contenti, coordinandoci con il ministero degli Interni e con altri sindaci, di trasferirli in altre zone dove la loro presenza è considerata importante».
LA RISPOSTA DEL NEO ASSESSORE ALLA SICUREZZA, MARCO GRANELLI – Decisamente in contrasto la posizione espressa da Marco Granelli, neo assessore alla Sicurezza e, se Mazzali venisse confermato quale presidente della Commissione Sicurezza, suo futuro collega:
- Granelli ha replicato infatti a Mirko Mazzali sostenendo la necessità di mantenere la presenza dei militari “almeno” in alcuni presidi sensibili.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLA REGIONE LOMBARDIA – Su tali discrepanze è intervenuto il Presidente del Consiglio della Regione Lombardia, Davide Boni (Lega), che ha commentato: “Forse la neo giunta Pisapia dovrebbe chiarirsi le idee: prima accusa la precedente Amministrazione di avere militarizzato la città e subito dopo sostiene che, in fondo, è necessario il presidio dei punti considerati sensibili. L’Assessore alla Sicurezza del Comune di Milano farebbe meglio ad ammettere l’errore di valutazione commesso. I cittadini hanno infatti la necessità di sentirsi sicuri e protetti e la presenza dei militari incute timore solo ai delinquenti, non certamente alle persone oneste che non hanno nulla da nascondere”.
IL “MUTISMO” DEL SINDACO E I CANALI “NON ISTITUZIONALI” DI LA RUSSA – In tutto ciò, l’atmosfera si inasprisce ancor di più quando, alla pretesa del ministro della Difesa Ignazio La Russa di avere una risposta definitiva e chiara che faccia uscire il sindaco dal suo ostentato “stato di mutismo”, il Primo Cittadino si impunta e ribatte che La Russa deve usare “canali istituzionali, non giornali e agenzie” per porre domande, sottolineando: “Se vuole delle risposte senza perdere lui ulteriore tempo, usi il telefono e mi chiami direttamente”
E I CITTADINI? – In tutto ciò la certezza che rimane è una sola: chi continua a non sapere nulla della sicurezza della propria città sono prima di tutto i milanesi.
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Di Redazione