Cronaca

Protesta eliminazione bancarelle souvenir piazza Duomo Milano, l’intervista al titolare: “Sempre stati in regola, ho 5 dipendenti da mantenere”

SAMSUNG“Avevo 4 anni quando sono venuto la prima volta, con mia mamma, nella sua bancarella. Era il 1967. Ho passato la mia giovinezza qui in centro, si può dire. Era un’altra Milano, in crescita, che si avviava verso i prosperi anni 80. Una Milano già allora eterogenea, ma fatta di persone con un forte senso di appartenenza a questa città. Quell’appartenenza che oggi, forse, sta venendo meno. La clientela era fatta sì di stranieri, ma anche di molti meridionali, che magari per la prima volta salivano a Milano. E passavano da mia mamma ad acquistare un souvenir…”.

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– Quel bimbo, poi, diventato ragazzo, col passare degli anni s’è fatto uomo. Oggi ha 50 anni. Si chiama Andrea Carmine De Muzio ed era il proprietario di una delle due bancarelle di souvenir (l’altra è del fratello Leopoldo) che si trovavano ai due imbocchi della galleria Vittorio Emanuele, prospicienti piazza della Scala e piazza Duomo. Usare il “passato” è d’obbligo, visto che ora le due bancarelle, presentì lì dal 1949 una e dal 1967 l’altra, sono state smantellate, in nome di quel decoro della piazza voluto dall’assessore al Commercio, Attività produttive, Turismo, Marketing territoriale di Milano, Franco d’Alfonso (PD).

 

L’INCONTRO CON DE MUZIO DAL PRESIDIO DI PIAZZA DELLA SCALA – “Volevano far diventare la galleria un gioiello e siccome c’erano alcuni venditori di souvenir, tra cui io e mio fratello, han pensato bene di spostarli”, ci racconta un accorato De Muzio, direttamente dal presidio che, insieme con altri “colleghi” nelle sue stesse condizioni, sta portando avanti, ormai da diversi giorni, sotto Palazzo Marino.

– Lunedì 4 novembre, in un estremo tentativo di difendere il lavoro di una vita, è anche arrivato a incatenarsi alla sua bancarella. Ma inutilmente, considerato che la sua struttura è stata smantellata di lì a poco. La motivazione? Secondo la giunta “arancione”, il signor De Muzio opererebbe senza autorizzazione dal lontano 2001.

– Il 7 novembre, però, è arrivata la netta smentita – per mezzo del suo avvocato – da parte del presunto “abusivo”: “La circostanza che il Sig. De Muzio sin dall’anno 2001 abbia esercitato l’attività senza concessione è affatto difforme dalla realtà. Il Comune di Milano, infatti, nel 2001 non ha inoltrato all’interessato alcuna disdetta e, pertanto, la concessione si è rinnovata automaticamente”.

 

“PERCHE’ I CHIOSCHI CON IL ‘BRAND MILANO’ SI’, E IO NO?” – “Quello di cui non mi capacito – sostiene De Muzio – è che nella delibera comunale si afferma che io non posso più rimanere. La beffa, però, è che ai ‘chioschi della fortuna’ è stato concesso di poter vendere souvenir con il brand Milano, e quindi potranno restare. Così come rimarranno i caldarrostai, per i quali è stata trovata una soluzione. Perché, invece, nel mio caso, si è pensato di spostarmi?”.

 

LE ALTERNATIVE PROPOSTE DAL COMUNE – E dire che il Comune, in un certo senso, ha provato ad andare incontro alle esigenze dei venditori sfrattati, senza tuttavia proporre soluzioni che mettessero d‘accordo le parti.

– “Mi hanno proposto sette differenti alternative (via Garibaldi angolo via Statuto, piazza Missori, piazzale Cadorna, piazza Bertarelli, Arena Civica, via Canova angolo piazza Sempione, piazza della Repubblica angolo Bastioni Porta Venezia, n.d.a.) – prosegue De Muzio – ma non sono assolutamente adeguate al mio tipo di attività. E nella mia stessa condizioni ci sono anche altri venditori, quelli che per esempio vendono sciarpe e altro tipo di oggettistica in corso Vittorio Emanuele”.

 

L’ASSESSORE D’ALFONSO: “CERCHEREMO UNA SOLUZIONE” – Ma qualcosa, nelle ultime ore, pare si stia muovendo. “Ieri sera (martedì 12 novembre, n.d.a.), l’assessore D’Alfonso è finalmente passato davanti al nostro presidio promettendo d’interessarsi per la ricerca di una posizione vantaggiosa”, continua il venditore.

– “La questione del decoro della piazza mi può anche star bene. Sono milanese e perciò ben venga ogni iniziativa che possa migliorare l’aspetto della città. Già ai tempi di De Carolis avevo presentato la proposta di trasformare la mia bancarella in un dehor. Una proposta che all’inizio sembrava anche poter essere accolta. Solo che poi De Carolis decadde e non se ne fece più nulla. E poi siamo arrivati a questa amministrazione che, invece di cercare di studiare il problema, ha agito e basta. Così come neanche i sindacati, da me interpellati, posso dire che abbiano mosso un dito”.

 

“PROGETTI ALTERNATIVI BOCCIATI A PRIORI” – Per proporre una soluzione alternativa a quelle presentate dal Comune, De Muzio si sta avvalendo del supporto di un architetto. L‘idea è quella di presentare un progetto che possa far ritornare l‘assessore sui propri passi. “Ma non appena abbiamo cercato di proporle all’assessorato in modo preliminare, le nostre soluzioni sono state bocciate senza neanche aver fatto lo sforzo di valutarne la bontà”, dichiara il venditore.

 

“CINQUE DIPENDENTI DA MANTENERE” – “Ho sempre svolto questa attività in modo onesto, pagando tutto quello che c’era da pagare. Quello che desidero e che chiedo al Comune è che mi venga concessa l’opportunità di continuare quest’attività. Ma in un posto in cui possa avere visibilità e non relegato in un angolo di Milano in cui la mia attività finirebbe col cessare – conclude De Muzio -. Ho cinque dipendenti, regolarmente assunti a tempo indeterminato, ma per mantenerli c’è bisogno, ovviamente, di un fatturato adeguato”.

 

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S.P.

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