Degrado via Arquà – via Padova Milano, i residenti: “Politici, uscite dai vostri uffici dorati e venite a vedere con i vostri occhi”
Una macelleria islamica, il bar cinese, un phone-center che funge anche da Internet Point, un’agenzia di viaggi cinese a tre vetrine. E poi il bar-ristorante peruviano con le specialità della casa in bella mostra. C’è spazio anche per qualche esercizio italiano, come il magazzino per la vendita di materiale edile e il rivenditore di ricambi per auto. Siamo in via Arquà, una piccola traversa, lunga un paio di centinaia di metri, tra le vie Padova e Ruggero Leoncavallo. Una strada che, come le vicine vie Clitumno, Fanfulla o Chavez, negli ultimi anni è diventata tristemente nota per episodi di spaccio, prostituzione, abusivismo e degrado.
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“LE PARE NORMALE UNO SCHIFO SIMILE?” – Problemi che hanno colpito il quartiere tra capo e collo, dovuti, il più delle volte, ad un’immigrazione forsennata, sempre più fuori controllo. “Guardi quell’appartamento al primo piano: tra genitori, figli e parenti, vivranno lì dentro almeno in dieci. Sono arrivati di notte, qualche anno fa. Hanno sfondato la porta e ne hanno preso possesso. Con tutti quei figli chi vuole che li mandi più via? Questa via è diventata uno schifo, una terra di nessuno, guardi lì, quell’immondizia in mezzo alla strada, le pare una cosa normale?”
– A. F. 46 anni, da 16 residente in via Arquà, non ne può più. Anni di sacrificio per comprare un piccolo appartamento, in una vecchia casa di ringhiera a corte interna. “Ho provato anche a vendere ma il cartello è ancora lì, appeso sul cancello. Sono passati due anni ormai. Il mercato, qui in zona, è crollato. Chi vuole che compri in un contesto così pericoloso e degradato?”.
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IMMIGRAZIONE: UNA CONFLITTUALITA’ IRRISOLTA – Via Arquà si trova a dieci-quindici minuti a piedi dalle opulente vetrine di corso Buenos Aires. Eppure, la sensazione è quella di trovarsi ai margini della città. Un’enclave dell’illegalità in cui si trovano a convivere, insieme ad una sparuta minoranza italiana, le più diverse etnie: nordafricani, sudamericani, ma anche albanesi, rumeni e cinesi. Talvolta, forzatamente. Una conflittualità irrisolta, sempre pronta ad esplodere, per contendersi il territorio o, molto più banalmente, per ordinarie questioni di convivenza.
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LA DISCARICA SUL MARCIAPIEDE – All’altezza del civico 13. Un cumulo di rifiuti troneggia in pieno marciapiede: maleodoranti sacchetti di immondizia, vecchie scarpe da tennis, vestiti dismessi, cartoni, bottiglie di birra. C’è pure ciò che rimane di un televisore a tubo catodico. Giacciono lì da giorni.
– “L’Amsa non fa in tempo a ritirare e ripulire il marciapiede che subito si riforma questo scempio – sottolinea A.F. -. Si tratta di residenti della via, ovviamente, ma ci sono anche tante persone che vengono da fuori e abbandonano qui ciò di cui vogliono disfarsi. Hanno preso questa zona per una discarica. Un danno per l’immagine di questa già martoriata strada che, in questo modo, si trasforma in un vero e proprio immondezzaio. E’ chiaro che poi così facendo, tutti si sentono legittimati ad abbandonare i propri rifiuti in mezzo alla strada”.
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GLI APPELLI INASCOLTATI DA COMUNE… – “Più volte ho fatto presente questa situazione a chi di dovere, in primis all’assessore alla Sicurezza Marco Granelli – prosegue inviperita la nostra interlocutrice -. Ho chiesto di installare delle telecamere o mobilitare un presidio di agenti di polizia locale”.
– “Ma anche dei semplici cartelli che invitino a rispettare il decoro scritti in cinese, in arabo, spagnolo sarebbero già qualcosa… L’unica volta in cui ho avuto risposta, dalla segreteria del sindaco, la replica è stata molto evasiva, come se il problema non esistesse o fosse sotto controllo”.
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– … E DALLA POLIZIA – E se si prova a chiamare la polizia le cose non vanno meglio: “Al telefono fanno centomila domande, quasi come se il colpevole fossi tu. E naturalmente, alla fine, per un motivo o per l’altro che non riesco a capire, neanche escono. Deve scapparci il morto. Allora sì”.
– La memoria, in questo caso, torna ovviamente all’omicidio ad Ahmed, il ragazzo egiziano di 19 anni ucciso a pochi passi da via Arquà nel febbraio 2010, durante una lite con un gruppo di stranieri. Un episodio che diede il là ad un’escalation di violenza tra fazioni opposte di immigrati, catapulando via Padova su tutte le prime pagine dei giornali e nelle aperture dei Tg nazionali.
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“ROMPONO LE SERRATURE DEI PORTONI PER AGEVOLARE LO SPACCIO “ – I grossi problemi di spaccio della zona sono arci noti. Anche alle forze di Polizia che “sanno tutto ma, evidentemente, non hanno tempo o non vogliono intervenire in questa zona”.
– Una miriade di spacciatori extracomunitari alimenta quotidianamente il fiorente mercato del fumo, della cocaina e dell’eroina. Come tante formichine, i pusher lavorano alacremente agli angoli delle strade o nei palazzi in cui vivono, trasformando le scale e i cortili di casa nei quartieri generali della loro attività.
– Per agevolarsi il lavoro, poi, “hanno più volte rotto la serratura di quel portone per poter consentire più agevolmente l’ingresso di chi vuole comprare la droga”, dice dice A. F. indicando lo stabile di fronte a dove ci troviamo, un edificio fatiscente di cinque piani, con i muri scrostati e le parabole sui balconi. “Ora, qualcuno ha dato anche la licenza ad un ristorante sudamericano (proprio davanti allo stabile in questione, n.d.a.) che funge anche da ritrovo e che ha finito col peggiore ulteriormente la situazione. La sera, dopo aver svolto i loro traffici, si ritrovano tutti lì in allegra compagnia e vanno avanti a rumoreggiare fino a notte fonda, ubriachi o strafatti. Stessa cosa avviene davanti al vicino call-center“. E se qualcuno si azzarda a passare lì davanti ad una certa ora lo fa a suo rischio e pericolo. “Ti guardano storto, ti minacciano e, se va davvero male, ti aggrediscono pure, ubriachi come sono”.
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INQUILINI ABUSIVI E AFFITTI IN NERO – Alla base di tutto ciò, esiste anche un grosso problema di abusivismo, il modo più sbrigativo per risolvere la questione abitazione. Il risultato è che una buona parte degli inquilini dei palazzi è irregolare.
– Come avviene in altre zone popolari della città, gli abusivi prendono possesso delle abitazioni sfitte approfittando del buio della notte. Si insediano in 4-5 persone. Col tempo, poi, trasformano i locali in dormitori in cui si affollano anche in 8-10 individui. Tanti i bambini. Motivo per cui le istituzioni, spesso, non riescono ad intervenire per ripristinare la legalità.
– E se si tratta di affittuari, le cose non vanno meglio. Padroni senza scrupoli, infatti, affittano in nero le proprie abitazioni a orde di disperati disposti a vivere, fianco a fianco, in pochi metri quadrati. “Finisce, così, che noi regolari dobbiamo pagare anche le spese condominiali di queste persone – è il commento amaro di A. F. -. E per tutta risposta cosa riceviamo? Minacce e promesse di ritorsione quando osiamo riprenderli chiedendo di non fare troppo rumore o di rispettare gli spazi comuni e la proprietà altrui. Ed è lo stesso Comune, talvolta, ad alimentare questo problema, affittando magari case di sua proprietà a pseudo-bisognosi che invece portano solo degrado e criminalità”.
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“I VERI DISCRIMINATI SONO GLI ITALIANI” – Anche M.C, da poco residente in via Arquà, sottolinea quella che a suo dire è una situazione altamente degradante anche dal punto di vista della discriminazione. “Ma dei cittadini italiani”, sottolinea.
– “Ormai questo è un ghetto in mano a quella parte di immigrazione criminale che detta legge – racconta -. Non riusciamo neanche a rivendere i nostri appartamenti perché sono talmente svalutati che non conviene più. Dovremmo regalarli. I potenziali acquirenti vengono qui attratti dai bassi prezzi presenti negli annunci immobiliari. Ma quando vedono questo schifo, l’immondizia proprio davanti al portone, scappano. Come biasimarli?”.
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“POLITICI, USCITE DAI VOSTRI UFFICI DORATI!” – Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, nel 2011, durante la sua campagna elettorale, si è più volte riferito a via Padova come un “grande laboratorio sociale” in cui adoperarsi per alleviare il disagio sociale e rendere il quartiere più vivibile. Un esempio per tutta la città.
– Ma i risultati di questo esperimento, però, sono sotto gli occhi di tutti. “Basta farsi una passeggiata per le strade del quartiere – conclude la nostra lettrice A F. -. Un invito che rivolgo al nostro Primo cittadino e ai vari assessori. Uscite dai vostri begli uffici dorati in centro e venite qui, magari di sera, per constatare con i vostri occhi cosa succede in via Arquà, ma anche nelle vicine traverse. E’ il regno dell’illegalità. Non siamo più padroni delle nostre vite. Noi cittadini onesti siamo abbandonati a noi stessi. Mi chiedo se ci meritiamo davvero tutto questo”.
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S.P.