Vendita Milan, vediamo tutti i nomi
“Berlusconi mi ha detto cosa farà del Milan ma sono muto come un pesce. Scoprirete a fine campionato, credo”. Non per meriti conquistati sul campo, ma in queste ultime settimane il Milan è salito agli onori della ribalta per le nuove indiscrezioni su un possibile desiderio di Silvio Berlusconi di cedere quote del club e le parole di Roberto Maroni, da sempre tifoso rossonero, con cui abbiamo aperto questo articolo testimoniano l’importanza del momento. L’idea di trovare un socio di minoranza che possa aiutarlo a ricostruire la società balena nella mente del presidente del Diavolo da almeno 4-5 anni, ma fino ad ora niente di ciò che si è palesato aveva le premesse per costruire qualcosa di gratificante e utile per il club rossonero. Ma ora? Nelle ultime settimane le notizie si sono intensificate e la strategia di Berlusconi sembra più delineata. Vediamola assieme.
IL MILAN E’ IN VENDITA? PER I MEDIA SI… – La fiera è senza dubbio quella dell’Est. Se il Milan è in vendita o meno non è facile dirlo, ma la cosa certa è che i possibili pretendenti appartengono tutti al mondo dell’Est.
– Negli ultimi mesi si sono avvicendati dall’Evergrande Real Estate del Guangzhou in Cina al sovrano di Abu Dhabi, dagli oligarchi russi come Gazprom e Deripaska, fino ai più recenti Wang Jianlin e Carlos Slim.
– Fininvest ha sempre smentito categoricamente che la società rossonera stia in qualche modo allacciando rapporti commerciali per la vendita del club, anche solo di una parte delle quote, ma le insistenti e ripetute voci portano a pensare che qualcosa di vero ci sia.
– Mai come negli ultimi mesi, infatti, l’azienda della famiglia Berlusconi che detiene il 99% delle quote della società di via Aldo Rossi si è trovata a smentire così tante voci di possibili cessioni. Ultima in ordine di tempo quella del broker thailandese Bee Taechaubol, uno dei pochi a dichiarare la sua volontà pubblicamente in un’intervista poi smentita dallo stesso imprenditore.
MA QUANTO VALE IL MILAN? – 400-500 milioni di euro per Il Sole 24 Ore, 1 miliardo per Silvio Berlusconi, 748-794 milioni per Forbes, 617 milioni per Fininvest. Ma quanto vale realmente il Milan?
– Definire una cifra univoca non è facile, ma la stima che sembra essere più attendibile è quella di Forbes che nel luglio 2014 ha sentenziato in 794 milioni di euro il valore dei rossoneri, portandolo poi a 748 milioni nel febbraio del 2015.
– Una cifra che sta esattamente nel mezzo tra i 400-500 milioni calcolati da Il Sole 24 Ore e il miliardo messo come paletto da Silvio Berlusconi che chiedeva 300 milioni di euro per il 30% del club rossonero.
– In questo bailame infinito di nomi e di cifre, una cosa è certa: rispetto a qualche anno fa, quando lo stesso Berlusconi definiva il Milan come un bene di valore inestimabile in quanto era considerato “un bene e un affare di famiglia”, ora si inizia a parlare di valore, portando a pensare che anche la proprietà sia convinta che, in caso di offerta congrua, cedere almeno una parte delle quote del Milan possa essere una cosa buona e giusta.
WANG JIANLIN E CARLOS SLIM: I DUE NOMI CALDI DEL MOMENTO – 24,9 miliardi da una parte, 76 miliardi di dollari dall’altra; sono questi i patrimoni personali dei due nomi caldi del momento, Wang Jianlin e Carlos Slim.
– Il primo imprenditore immobiliare cinese di 61 anni, il secondo imprenditore messicano 75enne delle telecomunicazioni. Il 24esimo uomo più ricco al Mondo contro il secondo. Due potenze inavvicinabili per Silvio Berlusconi che nella classifica degli uomini più ricchi al mondo si posiziona al 179° posto con 6,7 miliardi di euro.
– Due piste credibili, per diversi motivi. Wang Jianlin il nostro calcio lo conosce bene visto che la sua Dalian Wanda ha acquistato Infront dal fondo di private equity Bridgepoint per oltre un miliardo, divenendo l’uomo che gestisce i diritti tv del calcio italiano. Carlos Slim, l’ultimo nome fatto dalla stampa, è entrato nell’universo Milan tre anni fa ed è già proprietario di un club calcistico, l’Oviedo, squadra spagnola della Segunda Division.
QUOTA MINORITARIA E AZIONARIATO POPOLARE: L’IDEA DI BERLUSCONI – Ma qual è realmente la strategia di Silvio Berlusconi? Difficile pensare che un uomo orgoglioso come lui, che ha fatto la storia e la fortuna dei rossoneri, decida di farsi completamente da parte.
– Molto più plausibile è pensare che il presidente rossonero sia alla ricerca di qualche socio che possa aiutarlo finanziariamente e a cui cedere una quota minoritaria del 30%.
– L’idea che è stata lanciata nelle ultime ore è quella che vedrebbe la proprietà del Milan divisa tra la famiglia Berlusconi (60-65%), un eventuale socio di minoranza (30%) e un azionariato popolare per il 10-15% del club.
L’AZIONARIATO POPOLARE E IL SENSO DI APPARTENENZA – Essere contestualmente pubblico e investitore, supporter e dirigente. L’idea che sta alla base dell’azionariato popolare è proprio questa. Diffondere capillarmente la proprietà delle quote della società creando una base più ampia di supporter-azionisti al fine di assicurare una maggiore stabilità politica e sociale.
– Gli esempi più rappresentativi sono quelli spagnoli del Barcellona e del Real Madrid, che possono vantare oltre 150 mila soci grazie al senso di appartenenza che i due club sono riusciti a trasmettere ai propri sostenitori.
– Il risultato di un segno distintivo che trova le motivazioni in fattori sociali, politici, culturali e storici; e in questo senso l’esempio del Barcellona come identificazione e valorizzazione della Catalogna è emblematico per capire le dinamiche necessarie per far si che l’azionariato popolare possa essere un modello vincente e premiante.
– Considerando che per il 10-15% del Milan sarebbero sufficienti 100-150 milioni di euro e considerando che i tifosi rossoneri in Italia sono 6-7 milioni, sarebbe sufficiente che ciascuno di loro mettesse poco più di 20 euro per acquisire il pacchetto azionario in vendita. Una cifra che diverrebbe ridicola aprendo la possibilità di prendere parte a questo progetto ai milanisti di tutto il Mondo. Una cifra ridicola per club come Barcellona e Real Madrid che fanno del senso di appartenenza una filosofia di vita.
UN COMMENTO – Ma nell’ipotetica ripartizione delle quote che ha in mente Berlusconi a preoccupare non è tanto il 10-15% da destinare all’azionariato popolare, quanto piuttosto la volontà di aprire le porte solo ad un socio di minoranza. Esiste davvero la possibilità che un facoltoso investitore voglia spendere 300 milioni di euro per non controllare e non decidere sostanzialmente nulla? Sviluppiamo due ragionamenti.
– Primo ragionamento, ricordiamoci l’esempio Inter. Anche Moratti ha iniziato ad avviare contatti e trattative per cedere una quota minoritaria dell’Inter, ma ha finito per accettare la cessione del 60% della sua società. Il risultato? Gli investitori arrivano se possono esportare il loro modello di business e, quindi, se possono decidere.
– Ragionamento due. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’ingresso nel mondo del calcio di grandi investitori stranieri. Abramovich nel Chelsea, Mansur bin Zayd al Manchester City, Al Thani al Malaga e da ultima la Qatar Investment Authority al Psg. Mettiamoci anche Carlos Slim con l’Oviedo. Cinque tra gli uomini più potenti e ricchi del Mondo che hanno deciso di investire in squadre di media caratura e non in grandi club affermati.
– Il principe di Abu Dhabi, giusto per fare un esempio, ha pagato il City 210 milioni di sterline. Perché non si è buttato su una squadra da 1 miliardo di euro? Perchè, ad oggi, puntare a vincere la Champions League con il Milan o puntare a vincerla con una qualunque altra squadra italiana di metà classifica costa sostanzialmente lo stesso. La squadra sarebbe da rifare per intero in entrambi i casi; quindi perché investire 1 miliardo netto per l’acquisto di una società quando se ne può acquistare un’altra a 3/5 volte meno? A questi plenipotenziari non sembra interessare così tanto il marchio, la storia e l’appeal nel Mondo.
– E’ questo il dubbio che viene: esiste davvero qualcuno, oggi, che abbia la voglia di spendere tutti quei soldi per una nobile decaduta come il Milan? A voi la risposta…
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Matteo Torti
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