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Referendum Catalogna – Spagna, anche Barcellona cerca l’indipendenza

CatalognaLo Scozia non è più la sola. Come facilmente previsto e preannunciato, il Paese parte del Regno Unito ha creato un importante precedente. Ora il tema dell’indipendenza è cruciale anche all’interno della penisola iberica, dove la Catalogna ha annunciato di aver firmato il decreto per indire un referendum sull’indipendenza dalla Spagna per il prossimo 9 novembre. Madrid spegne subito ogni entusiasmo: “Il Referendum in Catalogna non si farà, perché è incostituzionale. Nessuno è al di sopra della volontà del popolo spagnolo”. Intanto, però, sale l’attesa per il prossimo 9 Novembre.

 

BARCELLONA vs. MADRID – Barcellona, Girona, Lleida e Tarragona. Sono queste le quattro province che compongono la Catalogna, situata nella parte nord-orientale della penisola iberica che, nel proprio statuto, si è dichiarata “nazionalità” e che da sempre esprime rivendicazioni nazionalistiche, indipendentistiche e autonomistiche.

– Da tempo la Catalogna, che è anche la regione più ricca dell’intera Spagna, chiede più libertà e autonomia da Madrid e dal resto della Spagna; le sue ambizioni indipendentistiche si sono ulteriormente rafforzate dopo il successo del referendum indetto in Scozia.

 

ARTUR MAS E SANTAMARIA: BOTTA E RISPOSTA – “La Catalogna vuole parlare, vuole essere ascoltata e vuole votare. Il processo per l’indipendenza è rafforzato perché abbiamo visto un Paese dell’Ue accettare di tenere un referendum”. Sono queste le prime parole di Artur Mas, Presidente della Generalitat Catalana.

– E se Cameron non fece nulla per opporsi al referendum scozzese, Madrid sceglie un’altra via: “Il Referendum in Catalogna non si farà perché è incostituzionale. Nessuno è al di sopra della volontà del popolo spagnolo”. E’ molto chiaro il parere e l’idea di Soraya Saenz de Santamaria, il numero 2 del governo.

– Da qui il netto cambio di rotta della Catalogna: non indire un referendum vero e proprio, ma semplicemente una “consultazione non referendaria”. Insomma, una consultazione non vincolante che possa comunque esprimere, sul piano sociale, la volontà di un popolo, quello catalano.

 

COSA C’E’ DIETRO A QUESTO CAMBIO DI ROTTA? – Il governo Rajoy non sembra molto intenzionato a lasciare spazio alla volontà della Catalogna. Un muro contro muro che si poggia su quanto dice l’articolo 149 della Costituzione spagnola che non prevede la possibilità per una Regione di separarsi dallo Stato nazionale.

– Per esaudire il desiderio della Catalogna, quindi, c’è prima bisogno di una modifica della Costituzione che, ovviamente, richiede maggioranze qualificate che si trovano sicuramente nei salotti di Barcellona, ma che latitano nel Parlamento di Madrid.

– Da qui, allora, il cambio di direzione di Artur Mas. Cercare di aggirare l’ostacolo che riserva allo Stato nazionale la competenza esclusiva di convocare “consultazioni popolari per via di referendum”.

– Artur Mas, forte della decisa volontà separatista del popolo catalano, sarebbe anche disposto a una mera consultazione popolare che, seppur priva di valore giuridico, avrà comunque un valore sociale dirompente qualora l’esito sia veramente quello da lui stesso preannunciato.

 

APPUNTAMENTO E QUESITI – Dopo la Scozia tocca alla Catalogna. L’appuntamento è per Domenica 9 Novembre 2014; potranno votare tutti i catalani di età superiore ai 16 anni e i residenti all’estero. Due saranno i quesiti a cui rispondere Sì o No; il secondo è ovviamente consequenziale a una risposta affermativa nel primo.

1) Vuole che la Catalogna sia uno stato?

2) Vuole che questo stato sia indipendente?

 

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 Matteo Torti

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