Rimborso pensioni Fornero, da agosto restituiti da 278 a 750 euro. Ecco a chi e come
Entro 7-10 giorni doveva arrivare la risposta definitiva sul caos pensioni dopo la sentenza della Consulta che dichiarava incostituzionale il blocco delle perequazioni come previsto dalla riforma Fornero. E’ questa l’unica promessa mantenuta, perché per il resto il governo Renzi non è riuscito a trovare le risorse necessarie per ridare, a tutti i pensionati, ciò che negli anni scorsi gli era stato ingiustamente sottratto.
L’ANNUNCIO DI RENZI – “Nessun pensionato perderà un centesimo”. Fu questo il primo commento di Matteo Renzi all’indomani della sentenza con cui la Consulta aveva bocciato il blocco delle perequazioni delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps per l’incostituzionalità della misura stessa.
– “Il tesoretto, ebbene, c’era e lo utilizziamo per le pensioni. Sono 2.180 milioni di euro. Andranno a 3,7 milioni di pensionati che riceveranno il primo di agosto un simpatico bonus, il bonus Poletti”.
– La risposta di Renzi alla sentenza della Cassazione vede sul piatto poco più di 2 miliardi di euro, certamente molto meno degli 11 necessari per rimborsare i mancati emolumenti dei pensionati coinvolti. Una scelta, come spiegato da Poletti, che permetterà di evitare la procedura di infrazione Ue.
– Certo, scure dell’Unione Europee evitate, a scapito ancora una volta dei pensionati che si ritrovano con un assegno decisamente inferiore nel 2015 per effetto delle mancate rivalutazioni degli anni passati e con un rimborso ridotto all’osso.
IL “BONUS POLETTI”, COME FUNZIONA? – Il cosiddetto “Bonus Poletti” sarà elargito a 3,7 milioni di pensionati il 1° agosto. Un bonus una tantum che i pensionati riceveranno a titolo di rimborso per la mancata rivalutazione decisa nel dicembre del 2012 dal governo Monti.
– Un bonus che, come ribadito più di una volta dallo stesso premier, sarà una tantum e che sarà centrato verso quei pensionati che nel 2012 prendevano una pensione compresa tra tre e cinque volte il minimo Inps.
– Tre sono gli esempi utilizzati da Renzi nella conferenza stampa di presentazione del decreto: chi percepisce una pensione di 1.700 euro lordi avrà diritto a un bonus da 750 euro. Chi prende 2.200 euro lordi avrà 450 euro. Chi percepisce 2.700 euro lordi avrà 278 euro. Tutti quei pensionati, e sono circa 650 mila, che percepiscono oltre i 3.200 euro lordi non riceveranno alcunché.
CALCOLI E SIMULAZIONI – Rimborsi decisamente inferiori rispetto a quanto effettivamente perso dai pensionati che si sono trovati in una di queste fasce.
– Sono diverse le simulazioni presentate dai dissidenti in cui si mostra come il pensionato che nel 2012 godeva di un assegno pensionistico di 1.500 euro lordi abbia perso, nel biennio successivo, ben 1.376 euro a fronte di un rimborso una tantum garantito di 750 euro.
– Un rimborso che diventa sostanzialmente un terzo se si sale a 2.200 euro: 450 euro previsto da Renzi contro i 1.790 euro persi in due anni.
LE NOVITA’ A PARTIRE DAL 2016 – Non solo passato, il decreto presentato ieri si appresta a regolamentare anche le rivalutazioni a partire dal 2016.
– Chi guadagna 1.700 euro lordi avrà 180 euro di rivalutazione all’anno, praticamente 15 euro al mese. Per gli assegni da 2.200 euro lordi ci saranno 99 euro l’anno, ovvero 8 euro al mese. Per quelli da 2.700 sono 60 euro all’anno, cioè 5 euro al mese.
– Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, ha spiegato durante il cdm che questo meccanismo di rivalutazione sarà più generoso di quello utilizzato negli anni precedenti per compensare i mancati introiti derivanti dal blocco della perequazione e dall’impossibilità, ad oggi, di rimborsare tutto a tutti.
UNA SCELTA: MINIMIZZARE L’IMPATTO SUI CONTI – Molti consideravano questa opzione come inevitabile, altri speravano si potesse fare un passo avanti dando un segnale forte ai pensionati, al Paese e all’Europa.
– In realtà la strada scelta dal governo Renzi è stata la prima, quella di minimizzare l’impatto sui conti dello Stato della sentenza della Corte Costituzionale, per evitare una possibile procedura di infrazione dell’Ue andando a sforare il deficit consentito che non deve superare il 3% del Pil.
– Una scelta presa sulla scorta di una strategia propagandistica che, decreto dopo decreto, sembra perdere brillantezza e lucidità e che potrebbe trasformarsi in un effetto boomerang.
– Una decisione che scontenta tutti: sindacati di ogni grido e di ogni forza, politici di ogni partito ad eccezione del Pd e pensionati protagonisti di questa surreale vicenda.
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Matteo Torti